Il mio intervento al Senato per spigare che occorre un progetto chiaro, condiviso e coraggioso perché siano gettate le basi di un avvenire da protagonisti in Europa e nel mondo.
Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il mio intervento oggi in Senato
Il periodo che stiamo vivendo sarà ricordato come uno dei più duri della storia recente.
Il rapido susseguirsi di due crisi finanziarie e di una emergenza sanitaria di proporzioni globali, hanno avuto pesanti conseguenze sull’occupazione, sul tessuto produttivo, sulla coesione economica e sociale di quasi tutti i Paesi.
In questo anno e mezzo abbiamo potenziato le capacità di risposta del sistema sanitario, abbiamo imparato come modulare le restrizioni per fronteggiare il virus, siamo più strutturati nell'affrontare l'emergenza.
Oggi però con questo atto siamo chiamati a chiarire quale debba essere la prospettiva. Mi riconosco nelle parole della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen che si tratta “non solo di riparare e recuperare l'esistente, ma di plasmare un modo migliore di vivere il mondo di domani”. Il compito storico a cui siamo chiamati è costruire l’Unione Europea e l'Italia per le prossime generazioni.
Per l’Italia in particolare si tratta di voltare pagina rispetto al passato. Oggi indichiamo in maniera chiara che non ci limitiamo solo alla ripresa post COVID ma poniamo le basi dell’Italia del futuro.
Per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorre un progetto chiaro, condiviso e coraggioso e, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta il cardine di questo progetto.
Già nei miei precedenti interventi in seno alla Commissione e nella stesura del parere ho voluto sottolineare alcuni aspetti che secondo me sono molto importanti, mi riferisco al valore aggiunto che le Comunità all'estero possono dare allo sviluppo economico dell'Italia.
Nell’ottica del concetto dello sviluppo sostenibile, dobbiamo salvaguardare quanto è stato costruito fino ad ora e valorizzare le tantissime risorse che finora non sono state utilizzate.
Penso al mezzogiorno d’Italia e alle regioni con tassi di sviluppo inferiori a quelli nazionali. Occorre creare posti di lavoro stabili con investimenti strutturali in progetti di sviluppo sostenibile che guardino al futuro.
Non abbiamo bisogno di tanta fantasia per individuare progetti. Basta guardarci attorno e valorizzare risorse primarie quali i prodotti agricoli, le bellezze naturali, il grande patrimonio culturale frutto di millenni di storia e tradizioni.
Fra l’altro queste risorse hanno la caratteristica che non possono essere delocalizzate e quindi, disponibili per attrarre investimenti stranieri, che in Italia stentano ad arrivare, principalmente a causa della complessità del nostro sistema burocratico e della mancanza della certezza di diritto. Questioni che oggi vanno affrontate con coraggio e determinazione.
Signor Presidente mi permetta ora di parlare di una delle più grande risorse dell’Italia, il turismo.
L’Italia è senza dubbio la destinazione preferita in tutto il mondo. Io che vivo all’estero posso affermare che c’è una grande fame di Italia nel Mondo e quando le restrizioni ai viaggi internazionali saranno rimosse, ci sarà una grande massa di persone che hanno tanta voglia di viaggiare e visitare Paesi stranieri.
Dovremmo quindi porci tre obiettivi.
Il primo è di salvaguardare la rete di strutture del settore che hanno permesso all’Italia di essere uno dei Paesi più visitati al mondo. Dobbiamo aiutare strutture ricettive, operatori turistici, enti culturali, che oggi sono fra le categorie più colpite dalla crisi economica finanziaria causata dalla pandemia.
Il secondo è quello di intercettare una quota sempre maggiore di flussi turistici dall’estero e incoraggiarli a estendere la loro visita in Italia a luoghi bellissimi e interessanti che, fino a oggi, non hanno fatto parte dei tradizionali itinerari turistici. Mi riferisco ai tantissimi borghi, boschi, spiagge, siti archeologici, che rendono il nostro Paese unico al mondo e che finora non hanno beneficiato dei grandi flussi turistici. Occorre orientare i visitatori verso le piccole e medie città d’arte, e verso itinerari turistici regionali.
Il terzo obiettivo è la promozione dell’Italia nel mondo.
In generale l’Italia anche come destinazione turistica non ha bisogno di tanta promozione. Abbiamo invece necessità di far conoscere i piccoli centri anche dell'entroterra, le tipicità di questi luoghi. Gli usi e costumi tipici dei luoghi, le manifestazioni culturali proprie di questi posti.
Rispetto alle altre nazioni abbiamo un grande vantaggio: oltre 70 milioni di cittadini italiani e discendenti di cittadini italiani che vivono nel mondo. Si tratta di una grand e risorsa che dobbiamo valorizzare.
Sono i nostri ambasciatori nel mondo, fortemente legati alle loro origini; non perdono occasione per promuovere il nostro bellissimo Paese nelle comunità in cui vivono.
Loro stessi, rappresentano una grande risorsa di turismo, il cosiddetto turismo di ritorno. C'è tanta voglia da parte dei nostri figli e nipoti di venire in Italia a riscoprire i luoghi di origine dei loro genitori o nonni.
Io penso quindi che dobbiamo puntare su una campagna di promozione all'estero dei bellissimi borghi seguendo due direzioni.
Da un lato mirare alla diffusione di informazioni attraverso la stampa e media locali editi in lingua italiana, produzione di materiale specifico per i turisti che hanno voglia di scoprire nuovi luoghi, promozione dei territori attraverso le tantissime agenzie di viaggio specifiche (anche gestite da nostri connazionali).
Dall’altro occorre investire in lingua e cultura. Investimento non spesa. Occorre promuovere l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole locali, a tutti i livelli dalle scuole primarie alle università, produrre materiale didattico ed informativo che possa essere utilizzato nei corsi di lingua, promuovere iniziative di turismo sociale, scambi culturali fra scuole ed università, promuovere iniziative culturali in grado di produrre un impatto nelle società locali, rimuovere gli ostacoli all’accesso dei programmi televisivi italiani in streaming.
In questo investimento dobbiamo coinvolgere tutto il network degli italiani all'estero costituito dalla rete delle Camere di Commercio Italiane all'Estero, dalle istituzioni di rappresentanza delle nostre Comunità, i media in lingua italiana nel mondo, gli operatori turistici specie se di origine italiana.
Nello stesso tempo dobbiamo investire in Italia.
Innanzitutto, per migliorare la viabilità interna e locale che aiuta a raggiungere borghi e piccoli centri che possono sembrare, a volte, isolati.
Occorre costruire nuove strutture ricettive, promuovendo anche la nascita del cosiddetto albergo diffuso ed ecologico che nei centri storici possa anche avvantaggiarsi dei finanziamenti dell’ecobonus.
Tutto questo è possibile se si uniscono le energie e gli investimenti sia degli enti territoriali che nazionali.
I nostri cittadini italiani nel mondo, oggi come nel passato possono contribuire alla nostra economia con risorse economiche dall'estero, rendiamoli protagonisti di questa nuova rinascita del Paese.
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